Titolo

Predizione e diagnosi di rigetto nei pazienti sottoposti a trapianto di rene mediante utilizzo del DNA libero da cellule derivate dal donatore (donor derived cell free DNA, dd-cfDNA)

Autori

Alessandra Panarese1, Carla Cervelli2, Ivana Abruscio1 , Giuseppe Celenza1 , Maria Grazia Tupone2, Olaida Valdez2, Stefano Scipione2, Angelica Canossi3 , Fabio Vistoli1 ,  Franco Papola2

1 Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche (DISCAB), Università degli Studi dell’Aquila, Via Vetoio, Coppito 2 – 67100 L’Aquila, Italia.

2 UOC “Centro Regionale di Immunoematologia e Tipizzazione Tissutale – CRITT” – P.O. di L’Aquila.

3 Istituto di Farmacologia Traslazionale – IFT – Sede Secondaria L’Aquila, Via Carducci, 32C. L’Aquila

Introduzione

La diagnosi precoce del rigetto dopo il trapianto è essenziale per un trattamento tempestivo e per la sopravvivenza a lungo termine del trapianto. La biopsia ecoguidata rimane al momento lo standard per la diagnosi di rigetto. Tuttavia, la biopsia comporta costi, potenziali complicanze, necessità di ricovero ospedaliero e disagio per il paziente. Il DNA libero cellulare derivato dal donatore (dd-cfDNA) è un biomarcatore non invasivo di danno del graft, che può consentire una valutazione più frequente e più sicura del rigetto post trapianto. I livelli di dd-cfDNA derivanti dal donatore aumentano nel sangue nel caso di danno all’organo trapiantato, nel rigetto o nel caso di infezioni. Il monitoraggio del dd-cfDNA può aiutare a identificare lesioni e rigetto del graft.

L’obiettivo dello studio è stato di valutare il ruolo del dd-cfDNA come marker precoce di rigetto, in modo da poter modulare la terapia immunosoppressiva ed effettuare un trattamento tempestivo per evitare la perdita di funzionalità del graft renale.

Materiali e Metodi

Da novembre 2024 abbiamo arruolato in modo prospettico e consecutivo 30 pazienti sottoposti a trapianto renale, che sono stati monitorati con valutazione del dd-cfDNA (AlloSeq cfDNA) a 15 e 60 giorni e 1 anno e 6 pazienti sottoposti a biopsia del graft renale per rigetto.

Risultati

Nei pazienti nei quali la biopsia del graft renale ha evidenziato un rigetto cellulare o anticorpo mediato il dd-cfDNA è risultato positivo con valori sempre > 0,5%.

È stata riscontrata una correlazione negativa significativa tra i livelli di dd-cfDNA a 60 giorni e l’eGFR quando si utilizza Kendall’s τ (τ = –0,393, p = 0,0438), indicando che concentrazioni più elevate di dd-cfDNA sono associate a una funzione renale inferiore in questo punto temporale. La stessa associazione, valutata con Spearman’s ρ, ha mostrato una tendenza verso la significatività (ρ = –0,530, p = 0,0510), suggerendo un segnale coerente tra due metriche di correlazione non parametriche. Non è stata osservata invece alcuna significatività per i livelli di dd-cfDNA al giorno 15.

Discussione e Conclusione

Questi risultati preliminari effettuati su un piccolo campione confermano il ruolo del dd-cfDNA come test non invasivo, che potrebbe essere utilizzato in sostituzione della biopsia eco-guidata sia nel rigetto anticorpo mediato (ABMR) che in quello cellulo-mediato (TCMR).

I risultati preliminari non sembrano al momento supportare l’uso del dd-cfDNA come strumento di monitoraggio nell’immediato post-trapianto di rene in quanto i suoi valori possono essere influenzati dal tempo di ischemia fredda e calda, dalla presenza di infezioni e dall’esecuzione della biopsia preimpianto.

File: